Andreas Kurtsson e la sua opera dimenticata. Un capolavoro lasciato da parte. L'opera che entra nel cuore per scutarne i più reconditi paesaggi. Cura digitale spontaneamente scorbutica e disaccordante nel risultato, millimetricamente in equilibrio tra finzione e realtà. Ritrarre luoghi immaginifici, descrivere frustrazioni nascoste, mostrare il lato timido dell'animo torturato. Scomporre il ritmo e renderlo materiale. Coacervo di intuizioni acustiche per riportare tutto alla (a)normalità. Ciclicamente timbri si ripetono, tonalità ritornano per lasciare il segno, pattern scappano e corrono, suoni paiono fuggire dal contesto. Strumenti distrutti, musica concreta, modifiche meccaniche, destrutturazione tecnologica. Riassumere la storia del movimento glitch senza nemmeno accorgersene. Canavarro, Ikeda, Takamasa, Masakatsu, Oval, Tsunoda in una centrifuga interstellare. Colori sfavillanti ne escono felici e straordinariamente lucenti, brillanti, colorati. Astrarre, inibire, ritrarre, snaturare. Suoni casuali, estranei, fuggenti, sfuggenti, cattivi, timidi. Infinitesimale dolcezza e celestiale morbidità. \"My Busy Fingers\" trasporta con il suo scricchiolio altalenante e non lascia scampo ai sensi, pare di sentire una quotidianità deformata. \"Do Or Rood\", volutamente stonata e claudicante, lascia allibiti tra un synth duro, cattivo, e sporcizia proveniente da un mondo alieno. \"Polka Tiger\" racconta di una notte in una baita in compagnia del cigolare di una sedia vecchia, consumata, secolare. Un suono caldo esce da tutto ciò. \"Diskot\" da il là al suono e non vuole terminare. Reiterazioni deterioranti e sfrigolio attraente. Pulviscoli stellari cadono dal cielo e lasciano un timido segno nella mente dei passanti. Pare sentire un disco pop fatto apposta per lo spazio. Si sentono echi della forma canzone che urla e chiede aiuto. Sentori di sofferenza. Sensazioni poliedriche. Mai un contrappunto fuori posto, tutto sembra calcolato nei minimi dettagli. Il minimo timbro è posizionato al posto giusto. Precisione chirurgica nell'amplificare suoni concreti e ri-assemblarli senza fingere di essere fantasiosi. Trasportare la mente in un mondo fatto di oggetti cantanti. Composto da una (finta) gravità, lande rumorose, giungle sonore. Una meteora vaga, e soltanto persone con particolare sensibilità carpiscono il significato. Geniale, inatteso, impressionante.

