Blow Up 4/11- Hanna Hartman - H^2 review
2011
Dopo "Longitude/Cratere" ed "Ailanthus", la sound artist scandinava Hanna Hartman pubblica il suo terzo lavoro per Komplott: reiterando un processo già ampiamente collaudato, l'intero album è focalizzato sull'uso esclusivo del microfono, adoperato per registrare in luoghi disparati una congerie di suoni, poi metabolizzati e saldati in un poutpourri di musica concreta che ha un sapore di particolare suggestione. L'intero campionario acustico raccolto non subisce alcun tipo di processing: i suoni vengono effettivamente amalgamati in un collage che ingloba, a differenza dei precedenti lavori, anche elementi strumentali (percussioni, violino, tromba, voce, oggetti amplificati) che collidono in una straniante giustapposizione con suoni d'acqua, di insetti o campioni acustici strappati alla vita urbana quotidiana (come in Circling Blue, in cui rumori di automobili ed una voce operistica si inseguono in un duetto ironico e surreale). È una fusione a freddo che funziona miracolosamente e che scava nella realtà aurale una terra di mezzo tra l'indistinto rumore ed il suono percepito come musicale da un udito educato all'ascolto, auscultando un campionario di oggetti sonori che, privati della loro concretezza materica diventano, attraverso la pratica schizofonica, puri simboli di un altro livello di realtà. Nel complesso rapporto di rimandi deittici tra fonti originali e ricontestualizzazione è il fascino di questo lavoro, che riesce ad annullare ogni possibile rapporto semantico "atteso" tra gli oggetti, elevando ciascuno di essi su un piano simbolico, in cui l'indagine della realtà disvela l'astratta bellezza nascosta in brandelli di banalità quotidiana.